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giovedì 31 marzo 2016

SKABRIJEL/MONTE SAN GABRIELE (SLOVENIA) 1/11/15
Certo, i paesaggi sono oggi idilliaci e l'ambiente regala parecchi squarci pittoreschi dei boschi, dei villaggi e dei colli attraversati, ciononostante desta una certa impressione ritrovarsi a camminare sul San Gabriele, il monte assurto nell'ambito della letteratura di guerra a "monte maledetto", dove in pochi giorni, nell'autunno 1917, trovarono la morte 40.000 giovani di entrambi gli schieramenti nell'ambito di tanto cruente gesta belliche che trasformarono il monte in una sorta di vulcano infuocato e fumante! Intraprendere questo lungo cammino, pregno, però di altri interessanti episodi storici e naturalistici, conoscendo queste appassionanti vicende, fa sì che si cammini con un altro spirito, con un altro occhio, consci di dove si stanno mettendo i piedi e dove si sta posando lo sguardo! Ineguagliabile è lo stupendo panorama, che si apprezza dalla vetta del San Gabriele, che complice la giornata tersa e ventosa, fa sì che l'occhio spazi su tutto il comprensorio delle Prealpi Giulie Slovene, dal Sabotino, al Monte Santo, all'Altopiano della Bainsizza, sino, all'orizzonte, al Monte Nero ed alle Alpi Giulie.
E', comunque, un itinerario appagante, che consente di attraversare luoghi reconditi, poco conosciuti, ricchi di fascino e di memoria storica: su tutti il Castello di Kromberk, abbracciato dagl'infiniti vigneti della Valle del Vipacco, certamente il comprensorio vitivinicolo più importante della Slovenia meridionale.
Al tramonto, un serpente luccicante sembra uscire dai piedi delle montagne e dirigersi, con fare sinuoso, verso la pianura e Gorizia: è l'Isonzo, che scorre turchese e placido tra queste montagne da tempo immemore. E' l'ultima suggestiva immagine, che portiamo con noi, al termine di questo lungo ed interessante cammino sui luoghi di quello che fu il teatro del 2° anno di guerra sino alla 12^ Battaglia dell'Isonzo (1917), allorquando gli Italiani arretrarono sino al Piave.
Buona visita,

Giuliano
























lunedì 21 marzo 2016

VOJSKO (SLOVENIA) 10/10/15
Non importerà, se la giornata è grigia ed uggiosa, dall'aspetto tipicamente autunnale. E' l'ultima occasione, quest'anno, per visitare la tipografia partigiana nascosta tra i monti di Idrija (Slovenia), sito che da molti anni ho in mente di raggiungere. Siccome il tempo sconsiglia di effettuare lunghe escursioni, decidiamo di approfittarne per risalire lungamente la sinuosa e stretta strada che dalla città dei merletti e delle miniere risale le valli delle Prealpi Giulie Slovene, raggiungendo le case sparse di Vojsko, realtà dallo spiccato carattere rurale. Non incontreremo nessuno, eccetto dei taglialegna, impegnati nella cura del bosco ceduo circostante l'abitato. Raggiunta la cresta boscosa, ci s'incammina discendendo ripidamente una vallata segnata dall'impluvio di un rio. Gli aceri ed i faggi, tra i cui rami trapela a tratti la nebbia, sono uno scrigno di silenzio, pace e solitudine. Le piccole costruzioni in legno della tipografia rimangono nascoste alla vista sino all'ultimo momento. Si trovano in mezzo ad una faggeta, presso una sorgente, fondamentale presenza per l'attività di stampa, nascoste in una forra. Si lavorava in clandestinità, lontano da sguardi e voci indiscreti, che avrebbero potuto mettere a repentaglio l'operato degli oppositori al regime politico al governo durante la stagione della Resistenza.
La visita, del più vivo interesse, consente di scoprire le tecniche di stampa, i contenuti dei manifesti propagandistici e di vedere i macchinari utilizzati e trasportati sino a Vojsko con gran fatica e con continuo periglio.
Basterà, poi, incamminarsi per la carrareccia e, da ultimo, per sentiero, alla volta della cima dell'Hudournik che sovrasta le vallate di Idrija, per rendersi conto che tutto il comprensorio era un attivo centro partigiano: comprova ne è una casa, verosimile rifugio delle brigate con la stella rossa ed il cimitero di Vojscica.
La salita alla cima, affatto difficile e panoramica, ci rammenta che quassù il clima è continentale: ne sono la prova le peccete, i faggi e gli aceri nonché il freddo vento che spira da N, che rende gelida la temperatura.
Abbiamo vissuto una giornata dalla tipica atmosfera, che ci ha permesso di immedesimarci, per qualche ora appena, nei caratteri della vita sulle montagne di Idrija al tempo della Resistenza. E' stata un'occasione, per aprire idealmente una pagina sulla storia statuale e politica del '900 di questa poco conosciuta regione!
Buona visita,
Giuliano






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mercoledì 2 marzo 2016

RACCOLANA (UDINE) 30/3/14

E' insospettabilmente interessante e vario l'anello del Monte Jama, ultima propaggine della bassa Val Raccolana, prima che questa confluisca nel Canal del Ferro. L'itinerario segue sentieri antichi, storici, che servivano alle popolazioni insediatesi nell'alto ed isolato borgo di Patocco per raggiungere il fondovalle ed, in altri tempi, ai militari, per raggiungere le postazioni in cresta durante la Prima Guerra Mondiale. Anche il paesaggio presenta indiscussi momenti d'interesse: oltre agl'incantevoli panorami sul gruppo del Canin e del Montasio (quest'ultimo interessato da un devastante incendio occorso l'11/7/13 a causa di una serie continua di fulmini abbattutisi sulle creste) è interessante soffermarsi ad osservare i lenti movimenti delle processionarie, che popolano abbondantemente le quote più basse. Il villaggio rurale di Patocco, inoltre, è del più vivo interesse, perchè coniuga begli esempi di edilizia rurale ad episodi di abbandono ed emigrazione a, fortunatamente, episodi di recupero. L'acqua sarà presente al fianco dell'escursionista durante tuta la discesa, quando il Rio Patoc, dall'acqua cristallina e turchese scenderà dapprima placido ed infine tumultuoso, incassandosi in un'ardita forra, che culminerà con il grande salto presso Cadramazzo.
Al solito, c'intratterremo a lungo in questi luoghi, che emozionano sempre, osservando i pontili, gli alberi, le case, le rovine testimoni di stagioni passate non sempre facili, il torrente. Un'abitante di Patocco scambierà un dialogo con noi: le racconteremo del nostro giro, di quello che abbiamo visto e lei ci parlerà brevemente del vivere lassù. Sarà una piacevolissima occasione di sosta. Il buio ci coglierà entrando a Raccolana, al termine di una giornata davvero interessante!













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martedì 1 marzo 2016

POSSAGNO (TREVISO) 10/11/13

L'idea del viaggio è quella di "aprire una finestra" sulla storia dell'arte veneta, coniugando scultura, architettura e pittura, visitando due siti minori della Marca Trevigiana correlati a 3 figure di artisti universalmente noti, la cui opera trova qui una significativa espressione.
E' risaputa, nell'ambito dell'architettura, la costruzione in epoca rinascimentale delle cosiddette "ville venete" ad opera del geniale Andrea Palladio: si tratta di una serie di residenze edificate per conto di potenti famiglie nobili veneziane nelle campagne dell'entroterra, ove i rispettivi esponenti potessero trascorrere sia la villeggiatura sia dedicarsi alla gestione ed all'amministrazione delle rendite provenienti dai latifondi in loro possesso. I capisaldi teorici dell'architettura rinascimentale ispirati all'equilibrio delle forme, all'eleganza ed alla razionalità delle forme trovarono molteplici espressioni sia lungo la Riviera del Brenta sia nella zona prealpina veneta e risposero all'elaborazione di 2 tipologie di residenze: a Maser, piccolo paese situato tra il Fiume Piave ed il Monte Grappa, la Villa Barbaro è emblema della villa ad un piano, contrapposta alla villa a 2 piani più diffusa altrove in regione.
Gli interni dell'edificio, invece, sono preziosamente decorati da una figura cardine della pittura veneta dell'epoca: Paolo Veronese. Egli con maestria elabora dei dipinti a sfondo prevalentemente naturalistico, in grado di suscitare nel visitatore una sorta di "continuum" tra gli ambienti interni dell'edificio ed il parco circostante.
Basterà, poi, spostarsi di pochi chilometri in direzione delle pendici meridionali del Monte Grappa, per raggiungere Possagno, silenzioso ma industrie paese dell'Alto Trevigiano, per "incontrare" un'altra figura di spicco dell'arte veneta. Antonio Canova, celebre scultore ottocentesco, considerato uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo italiano. Visitare la sua casa nel centro del borgo, oggi adibita a gipsoteca, ed il solenne e maestoso tempio ove egli riposa in eterno, costituisce un'ottima occasione per cogliere il pensiero e la sensibilità di quella irripetibile stagione storica, quando si voleva rievocare e riprendere i canoni ed il concetto di bellezza classica, ispirandosi all'arte greca e romana.
Infine, seduti attorno ad una tavola imbandita con i gustosi prodotti dell'agroalimentare trevigiano, all'interno di un'antica cascina, ci sembrerà di essere degli antichi ospiti dei nobili veneti venuti in visita in un'uggiosa giornata d'autunno.
Buona visita,
Giuliano.-



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RAVEO (UDINE) 8/12/13

E' senz'altro la manifestazione "Sapori di Carnia" a convincerci a portarci a Raveo in questa fredda giornata invernale di Dicembre: vogliamo immedesimarci anche noi, giovani, nella "vita gastronomica" delle famiglie di pastori ed agricoltori della Carnia antica, quando i ritmi della vita seguivano l'andamento delle stagioni e della luce del sole. A mezzogiorno, però, spunta il sole e la giornata si fa inaspettatamente limpida e tersa, sicchè improvvisiamo un'escursione attraverso i boschi e le alture circostanti il villaggio. Il terreno è ghiacciato, l'acqua dei torrenti è limpidissima, freddissima, la faggeta silenziosa. Più su, il terreno è innevato e tutto attorno a Valdie, splendido sito rustico appartato, il bianco è il colore predominante. Uccelli affamati, tracce di animali sulla neve, panorami da una prospettiva insolita sul Col Gentile e, più in là, sulla Conca Tolmezzina ed il solitario Eremo di Monte Castellano ci fanno attardare, a tal punto, che rischiamo di "perdere" la festa. Il freddo è pungente e saranno provvidenziali l'assaggio della ricotta appena bollita, l'assaggio della nutriente colazione carnica ed il pranzo di mezzo. Fa buio: improvvisamente, tutti abbandonano Raveo e le vie del borgo ritornano immerse nel loro consueto silenzio. Fulmineamente una coltre di brina ricopre prati, tetti e vetture: comprendiamo bene, quindi, la ragione della repentina partenza dei più!
Buona festa a tutti!
Giuliano