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lunedì 19 febbraio 2018

MONTE ZONCOLAN (UDINE) 28/5/16

Sapete, sono particolarmente affezionato a questi luoghi, a tal punto che mi piace sempre ritornarvi ed a farli conoscere a chi s'incammina con me, come accade oggi, raccontando delle mie esperienze, delle mie emozioni e delle storie di cui sono a conoscenza. Certamente, la meta della nostra escursione, che avviene in una giornata al termine del disgelo, quando anche sui prati in quota iniziano a vedersi le prime fioriture, è celeberrima in Friuli-Venezia Giulia, essendo un luogo di prim'ordine per la pratica degli sport invernali. Non c'è nessuno, oggi sullo Zoncolan, sicchè possiamo goderci della sua bellezza e del suo fascino, liberamente, grazie anche al cielo, che da plumbeo, si rasserena gradatamente, dandoci modo di godere di ampie schiarite, all'approssimarci delle 2 vette, che siamo in procinto di raggiungere.
La prima ascesa, quella a Sella Zoncolan, s'inserisce nell'ambito delle ingenti opere umane, atte, a partire dagl'Anni Settanta del Novecento a fare del Monte Zoncolan, una stazione sciistica, sconvolgendone l'aspetto selvaggio, che un tempo il monte aveva. Piste da sci ed impianti a fune ci affiancano nel nostro cammino al limitare del bosco. Giunti a Sella Zoncolan, è l'ardita strada militare realizzata durante la Grande Guerra, che risale in 14 km da Ovaro (Val Degano), a riportarci per un breve momento alle considerazioni storiche, oggi, forse, sopraffatte dalle imprese del ciclismo, che fanno del "Kaiser", la vetta di più difficile raggiungimento per i corridori impegnati nel Giro d'Italia.
Poi, finalmente, risalendo il Tamai e, soprattutto, l'Arvenis, prevale l'interesse naturalistico dell'escursione: valloni impervi, canaloni, pendii erti, dove solo il mugo riesce ad insediarvisi e poi le rupi, ricoperte sino a fine primavera dalla neve, ci raccontano altre storie, fatte di silenzi, maestosità dei paesaggi e di animali.
Ridiscendiamo dal versante opposto, tra panorami aerei fantastici sulla Carnia, prati in fiore e silenti mura di complessi malghivi, che non si vogliono abbandonare.
Rientriamo al grande piazzale alla base degl'impianti a fune: è bello osservarli, seppure, ora, chiusi ed immaginare di esserne l'addetto, che fa salire i gitanti, rallentandone la corsa e magari dando loro qualche dritta: era una delle mie attività preferite da bambino, osservare il fascino delle seggiovie!
Seguitemi, per scoprire questi luoghi accattivanti!

Giuliano.-













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