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lunedì 3 aprile 2017

RAMAZZASO (UDINE) 21/1/16


E’ un autentico “tuffo nella storia”, quello che si fa nell’Alta Valle del But tra Cercivento e Paluzza. E’ un freddo pomeriggio d’inverno, assolato e l’aria è tersa. E’ l’occasione, per approfittare e trascorrere qualche ora alla scoperta di un angolo isolato e poco conosciuto della Carnia, dove da tempo mi ero prefissato di andare. Così, da Cercivento costeggio la roggia, che alimenta la Farie di Checo, l’antica fucina visitabile durante la bella stagione, ed intraprendo il percorso storico-naturalistico del Bosco di Museis, caratterizzato da una rustica struttura ricettiva, da una chiesetta, dalle attrezzature dei taglialegna e, più in là, da un rustico stavolo. In poche centinaia di metri ci si addentra, anche mentalmente, in un tempo andato, dove la vita scorreva dettata dalle regole della natura e delle stagioni. Altissimi abeti intervallati da faggi e frassini contornano il percorso, maestosamente. Vecchie costruzioni rurali sono in preda al passare del tempo oppure stanno ritornando a nuova vita, grazie all’intervento dei proprietari, che li ripristinano nella loro funzione d’uso. Si raggiunge, così, l’alveo del Torrente But presso la centrale idraulica e l’antica Torre del Moscardo. Stupenda è la visione della Creta di Timau, che sbarra lo sguardo verso l’Austria, ricoperta nella sua parte sommitale da un candido manto bianco, che le dona un aspetto fatato.
Proseguo, immerso nella solitudine e nella tranquillità del bosco, risalendo ripidamente il costone e seguendo le antiche tracce della vecchia mulattiera lastricata per Ramaças/Ramazzaso, antichissimo e minuscolo borgo abbarbicato tra i boschi, alto sul fondovalle. Oltrepassata la condotta forzata, si risale verso degli stavoli immersi nel bosco, sinchè si giunge ad una “schiarita”, ove sorgono le poche case in pietra che compongono il villaggio. L’atmosfera è a dir poco idilliaca; da un camino fumante fuoriesce un rivolo di fumo, che testimonia l’abitabilità dei rustici ed il freddo pungente. Una piccola cappella, dedicata alla protettrice dei viandanti, accoglie gli escursionisti. Un recinto in legno delimita i prati dei casolari di Ramazzaso: scelgo il punto migliore per fotografare il luogo immerso in una pace ed in un contesto, che paiono davvero essere fuori dal tempo: un simpatico cane mi si avvicina, mi annusa e si sofferma a guardarmi, per poi correre sul prato, quasi a dirmi, che lo sta sorvegliando. Ridiscendo e mi porto a Paluzza, dove, scoprirò la vecchia scuola di Casteons, un piccolo edificio tradito dal passare del tempo, dove chissà quanti scolari carnici avranno studiato!
Buona visita,
Giuliano.-

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