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giovedì 26 marzo 2020

MATERA 21-25/9/15
Piove a dirotto la sera, tardi, quando giungiamo a Matera, la Città dei Sassi. E' un viaggio, questo, molto desiderato, volto a scoprire una città affascinante e struggente, ricca di fascini architettonici e paesaggistici e dei suoi dintorni, caratterizzati da altopiani arsi e brulli, intervallati da valli parallele che corrono verso lo Jonio, che bagna la Basilicata lambendo le coste basse e sabbiose. Saranno senz'altro le atmosfere, i ricordi e le memorie di quanto letto, studiato e visto sulla Questione Meridionale a guidarci in questo insolito itinerario, studiato dettagliatamente e volto ad indagare le zone meno conosciute del Materano e della città stessa. Si accosteranno a questi, ovviamente le memorie della Magna Grecia e l'originale cultura delle Chiese Rupestri, disseminate nelle gravine circostanti il Capoluogo.
La città riserva davvero tanto numerosi quanto insospettabili motivi d'interesse e basterà - come sovente accade - allontanarsi dalle zone più frequentate, per ritrovarsi in luoghi selvaggi, assolati, conosciuti solo a pochi abitanti della stessa città, dove respiriamo le più autentiche atmosfere della ruralità, del Mezzogiorno e di quella complessa, a volte contrastante, ed affascinante realtà, conosciuta sui libri di scuola oppure alla televisione.
Poi, la sera, vorremo vivere come la gente del posto e non ci accontenteremo di gustare la gastronomia della Lucania - invero abbastanza simile a quella della vicina Puglia - ma cercheremo i luoghi più tipici e caratteristici, nascosti in vecchi ambienti scavati nel tufo, dove un tempo vivevano le famiglie e vi avevano luogo le attività produttive agricole (olio e vino su tutte) ed oggi sapientemente trasformati in accoglienti punti di ristoro.
Lasceremo la Basilicata a bordo del treno delle "Ferrovie Appulo Lucane", che, diretto a Bari Centrale, correrà lentamente, su un unico binario, attraverso le Murge, toccando paesi agricoli, masserie ed attraversando immensi uliveti e steppe arse dal torrido sole, sino a Bari, sino al mare.
Giuliano.-














martedì 6 marzo 2018

CASTEL VALDAJER  - LIGOSULLO  (UDINE) 14/7/13

L'escursione si svolge nell'appartato ed isolato territorio del comune di Ligosullo, il più piccolo della Carnia, in testa alla Val Pontaiba. Punto di partenza è Castel Valdajer, piccola costruzione storica, edificata quale villeggiatura austriaca, quindi trasformata dapprima in ospedale militare e, poi, in struttura ricettiva. Da lì si risale lungamente verso gli alpeggi di Ligosullo, percorrendo dapprima una carrareccia di servizio e, successivamente, un sentiero poco battuto, che regala l'emozione di camminare immersi in un variopinto giardino d'alta quota. Un piccolo invaso naturale, posto in una conca prativa, ingentilisce con le sue acque azzurre il paesaggio prativo, ove sorge l'ultima malga del comune, devastata da un incendio nel 2005. Nei pressi termina anche la strada militare del Monte Paularo, realizzata dai Grigioverdi impegnati quassù durante la Grande Guerra. La vetta del Paularo, infine, regala panorami superbi sull'area confinale, non senza aver proposto un quadro fiammeggiante di rosacei rododendri.
Incamminarsi lungo questo tracciato dà la possibilità di visitare un angolo recondito della Carnia, alquanto suggestivo e riposante.

Buon cammino!
Giuliano.-





















lunedì 19 febbraio 2018

MONTE ZONCOLAN (UDINE) 28/5/16

Sapete, sono particolarmente affezionato a questi luoghi, a tal punto che mi piace sempre ritornarvi ed a farli conoscere a chi s'incammina con me, come accade oggi, raccontando delle mie esperienze, delle mie emozioni e delle storie di cui sono a conoscenza. Certamente, la meta della nostra escursione, che avviene in una giornata al termine del disgelo, quando anche sui prati in quota iniziano a vedersi le prime fioriture, è celeberrima in Friuli-Venezia Giulia, essendo un luogo di prim'ordine per la pratica degli sport invernali. Non c'è nessuno, oggi sullo Zoncolan, sicchè possiamo goderci della sua bellezza e del suo fascino, liberamente, grazie anche al cielo, che da plumbeo, si rasserena gradatamente, dandoci modo di godere di ampie schiarite, all'approssimarci delle 2 vette, che siamo in procinto di raggiungere.
La prima ascesa, quella a Sella Zoncolan, s'inserisce nell'ambito delle ingenti opere umane, atte, a partire dagl'Anni Settanta del Novecento a fare del Monte Zoncolan, una stazione sciistica, sconvolgendone l'aspetto selvaggio, che un tempo il monte aveva. Piste da sci ed impianti a fune ci affiancano nel nostro cammino al limitare del bosco. Giunti a Sella Zoncolan, è l'ardita strada militare realizzata durante la Grande Guerra, che risale in 14 km da Ovaro (Val Degano), a riportarci per un breve momento alle considerazioni storiche, oggi, forse, sopraffatte dalle imprese del ciclismo, che fanno del "Kaiser", la vetta di più difficile raggiungimento per i corridori impegnati nel Giro d'Italia.
Poi, finalmente, risalendo il Tamai e, soprattutto, l'Arvenis, prevale l'interesse naturalistico dell'escursione: valloni impervi, canaloni, pendii erti, dove solo il mugo riesce ad insediarvisi e poi le rupi, ricoperte sino a fine primavera dalla neve, ci raccontano altre storie, fatte di silenzi, maestosità dei paesaggi e di animali.
Ridiscendiamo dal versante opposto, tra panorami aerei fantastici sulla Carnia, prati in fiore e silenti mura di complessi malghivi, che non si vogliono abbandonare.
Rientriamo al grande piazzale alla base degl'impianti a fune: è bello osservarli, seppure, ora, chiusi ed immaginare di esserne l'addetto, che fa salire i gitanti, rallentandone la corsa e magari dando loro qualche dritta: era una delle mie attività preferite da bambino, osservare il fascino delle seggiovie!
Seguitemi, per scoprire questi luoghi accattivanti!

Giuliano.-













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domenica 7 gennaio 2018

CELLON SCHULTER (UDINE/AUSTRIA) 12/9/15
Ricorderò quest'escursione per aver rappresentato la prima volta in cui ho avuto modo di vedere dal vivo le stelle alpine; una visione davvero insperata ed emozionante!
Certamente i panorami, l'ambiente paesaggistico, le mute rovine delle postazioni militari risalenti alla Grande Guerra sono impressionanti e valgono senza dubbio la lunga ascesa. Poi, in cima, che si libera dalle nuvole che corrono veloci ed ammantano la cresta, è superba con un panorama davvero inebriante, che sovrasta la Valentin Tal (Austria), stretta tra le Alpi Carniche e le Gailtaler Alpen. 1 km più in basso scorgiamo piccolo il rifugio alpino, apprezzata tappa gastronomica immersa nel verde del bosco, dei pascoli e dominata dal Cellon Schulter.
L'itinerario ad anello si sviluppa a ridosso della frontiera con l'Austria, in Alta Carnia. Dal valico di Monte Croce Carnico si punta subito verso O, abbandonando subito la via delle malghe e risalendo il versante S del Cellon. Molto presto il bosco lascia spazio agl'ultimi larici, rapidamente sostituiti dai prati d'alta quota e, più in alto dalle rocce e dai ghiaioni. Siamo al margine del Parco Naturale del Monte Coglians, in un ambiente pregevole, dove, ora, regna il silenzio della montagna. Il sentiero ripercorre l'antica mulattiera militare, che, con percorso sinuoso, risale alla cresta ed alla vetta del Cellon, formidabile punto strategico a controllo della Valle del But (Italia) e della Valentin Tal (Austria). Ruderi di casermette, trincee, postazioni e fortificazioni sono presenti nei punti salienti dell'itinerario, laddove si combattè a lungo ed aspramente con tenacia e sofferenza. Il lungo e vasto costone erboso, che anticipa la cresta, è abitato da un gruppo di curiose pecore, che, vedendoci avvicinare un po' faticosamente, si avvicinano in cerca di cibo. Un lungo intaglio nella montagna è il passaggio scenografico della mulattiera, prima che la stessa risalga uno spallone, da dove si ammira un eccezionale panorama sul Pal Piccolo. Qui sbocca una delle opere ingegneristiche più ardite della "Zona Carnia", ovvero la galleria verticale del Cellon, che risale il versante austriaco per circa 200 m con dei periodici punti luce: è un percorso alpinistico attrezzato e riservato agli scalatori. L'ascesa prosegue in un ambiente sempre più solitario e selvaggio, proponendo gallerie e ricoveri dimora dei soldati. Tra queste rocce sconvolte dalla guerra, modellate dalla neve e dal ghiaccio e sferzate dai freddi venti di quota, fioriscono le stelle alpine, preziose essenze floreali d'alta montagna! Ormai manca poco alla cima, caratterizzata dalla grande croce sommitale. Il Cellon "respira" anche lui un po' affannosamente come noi e sposta velocemente le nuvole che vi si accavallano e che ci danno modo per appena pochi istanti di ammirare il davvero inebriante panorama dalla vetta.
Ridiscendiamo un po' infreddoliti dal vento sferzante e, non paghi, decidiamo di deviare verso lo spallone sovrastante il valico, dove reticolati arrugginiti, gallerie e segni di esplosioni al suolo testimoniano delle dislocazioni militari, mentre stupefacenti rocce calcaree levigate a mo' di scanalatura dall'acqua esemplificano uno dei fenomeni più caratteristici del carsismo.
Sono, così, salito sul Cellon, la cui severa mole ammiravo sin da ragazzino mentre percorrevo la Grüntal o mentre sedevo nello storico locale della Plöckenpaß intento a sorseggiare una fresca birra od a mangiare qualche buon piatto della mia amica Elfriede, di rientro da qualche uscita in Austria. Oserei dire, che sono stato abbondantemente ripagato dall'attesa, avendomi dato il Cellon la possibilità di vedere e toccare le meravigliose, delicate e vellutate Edelweiß !
Giuliano.-